59 research outputs found

    Il retail come condizione di modificazione dello spazio urbano

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    Il retail negli ultimi anni ha ricoperto un ruolo significativo all’interno di uno scenario sociale fortemente modificato, al quale corrispondono alcuni cambiamenti nella forma degli spazi delle nostre città. La progettazione dei luoghi del commercio non può più rispondere soltanto alle necessità funzionali e promozionali della vendita, ma deve immaginare ambienti che corrispondono a valori più articolati e selettivi, nei quali si riconoscano le diverse identità sociali. Una nuova complessità sembra andare di pari passo ad una nuova qualità urbana, secondo la quale lo spazio tipologico è stato sostituito da uno spazio incompleto, imperfetto, reversibile, espansivo e in continua trasformazione. In queste condizioni, l’architettura non è più una categoria capace di riassumere in se l’intero senso dello spazio, ma rappresenta soltanto una parte di un più complesso sistema di relazioni, tra soggetti di differente natura, naturali e artificiali, animati e inanimati, reali e virtuali

    Sottosistemi pianificatori per un abitare sostenibile

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    La frequente condizione di insostenibilità del nostro sviluppo e la conseguente dimensione delle nostre città, ci suggeriscono la necessità di ritrovare un processo virtuoso che ristabilisca nuovi equilibri tra lo spazio costruito e la vita degli individui. Dobbiamo imparare un nuovo modo di abitare più sostenibile, che sappia agire nella civiltà contemporanea, nelle sue politiche e nei suoi spazi. Un abitare intelligente che eviti sprechi, che agisca negli spazi con flessibilità e saggezza, in modo non aggressivo o parassitario. E’ una nuova società che abita lo spazio in maniera più libera e aperta, una società più errante, capace di entrare indifferentemente negli spazi immateriali della rete, come negli spazi costruiti della città; capace di abitare in un modo non sedentario, itinerante e trasversale, che adotta un più ampio sistema di riferimenti. Parlo di una nuova forma di mobilità dell’abitare, che a differenza del nomadismo classico, si esprime in una generale movimentazione di masse di persone, come una sorta di migrazione continua che va dal turismo alla mobilità professionale, dalla circolazione dei prodotti alle immagini e alle informazioni. E’ il curioso effetto di un mondo in cui, teoricamente, stando fermi, si può fare qualunque cosa, ottenendo gli stessi risultati forniti dalla mobilità reale degli individui. La realtà a cui ci riferiamo è sempre più mobile, anche se curiosamente coincide ancora con l’impianto fisso delle nostre città. Lo spazio si frammenta e si espande in tutte le direzioni indifferentemente e il termine abitare non ha più un significato univoco. Possono essere abitati molti luoghi contemporaneamente e lo spazio abitato non è soltanto quello fisico, ma è anche quello immateriale, quello virtuale della rete, quello a cui accediamo in via provvisoria, come in una sorta di multitasking spaziale. Possiamo affermare che la condizione di dinamicità e flessibilità della società contemporanea si identifica in una classe di nuovi soggetti abitatori, che utilizzano in modo trasversale le architettura della città, modificandone spesso l’uso e adattandole a qualunque tipo di funzione voglia assegnargli il suo abitatore. Ne derivano spazi caratterizzati da un basso grado di identità, che trovano spesso la loro condizione salvifica in una nuova serie di manufatti e nel sistema diffuso degli oggetti e degli arredi mobili, intesi come sottosistemi ambientali, capaci di esercitare la loro influenza oltre i propri limiti. Così, la progettazione degli interni supera i confini della disciplina dell’arredamento per trasformarsi in un una sorta di nuovo sistema pianificatorio adatto al funzionamento complessivo della città

    Pratiche inclusive

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    Il saggio indaga il tema della inclusività e gli effetti da essa prodotti sugli spazi della città e sull’architettura. Vengono messe in evidenza le drammatiche rotture con il passato che la nuova condizione inclusiva impone e le diverse pratiche partecipative ora determinanti nei processi di cambiamento delle città e dei sui spazi, sia esterni che interni. La descrizione di alcuni casi studio supporta gli argomenti trattati

    Arquitectura y Teatro

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    Al habitar los espacios de muchas de nuestras ciudades nos damos cuenta de que ya no se pueden describir únicamente en términos de su morfología, sus materiales y su diseño. En su lugar, una nueva condición ha generado una fenomenológica experiencia y una comunicativa puesta en escena. Después de la profunda investigación en espacios alternativos que el teatro ha llevado a cabo en la segunda mitad del siglo XX, con una renuncia a la reproducción literal de la realidad, la arquitectura está comenzando a tomar la responsabilidad de la representación.Universidad de Málaga. Campus de Excelencia Internacional Andalucía Tech

    #Nevicata14

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    Nel 2104 l’amministrazione del Comune di Milano decide di incaricare la Triennale di Milano di coordinare il cosiddetto progetto Atelier Castello per analizzare proposte di riassetto provvisorio dello spazio del Foro Bonaparte. Atelier Castello nasce come percorso partecipato e aperto, con il coinvolgimento dei residenti, dei cittadini, dei comitati e del consiglio di zona. La pedonalizzazione della cosiddetta Piazza Castello era già in atto da qualche tempo, ma senza un progetto architettonico che la supportasse e il progetto da realizzare per la sola durata dell’imminente EXPO, avrebbe dovuto rappresentare un campo di prova per mettere a punto in modo cosciente i criteri per la futura e più definitiva sistemazione della piazza. Sono stati messi a confronto 11 studi di architettura, invitati da Triennale ad esporre le proprie idee e alla fine del processo il progetto scelto da una giuria di esperti è risultato quello dello studio Guidarini & Salvadeo che per l’occasione ha coinvolto SNARK. (SNARK si occupa di design relazionale, di processi decisionali, di co-progettazione, di percorsi partecipati e di comprensione di fenomeni complessi.) Il progetto ha assunto fin da subito un brand espresso attraverso il nome “#Nevicata14”, con il quale abbiamo voluto esprimere sia il carattere di provvisorietà sia la capacità del progetto di modificare, come dopo una nevicata, l’aspetto dello spazio e il suo uso. Il 13 dicembre 2014 una giuria nominata da Triennale di Milano, composta dal prof. arch. Marco Romano, prof. arch. Franco Purini, prof. arch. Paola Viganò, arch. Francesca Bavestrelli, alla presenza del presidente della Triennale di Milano ing. Claudio De Albertis e del coordinatore del progetto “Atelier Castello” prof. Arch. Alberto Ferlenga, ha assegnato il primo premio al progetto #Nevicata14

    Gordon Craig - Spazi drammaturgici

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    Il libro indaga la produzione artistica di uno dei più grandi maestri della scena e dello spettacolo vissuto tra Ottocento e Novecento: Gordon Craig, figura miliare nella storia della riforma teatrale del Novecento, che è stato in grado di scardinare le vecchie idee sul teatro e sullo spazio scenico per farle entrare definitivamente nella modernità. Lo studio comprende una serie di ricostruzioni in scala delle principali scenografie del maestro

    Guidarini & Salvadeo: due progetti a Lodi.

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    L'articolo descrive un progetto per un edificio per la logistica e l'immagazzinaggio, e la trasformazione di un vagone ferroviario, posto nel piazzale antistante, adibito ad ufficio e sede di rappresentanza

    ALT Abitare Lavorare Tempo Libero

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    Gli elaborati che compongono questa antologia costituiscono le risposte che molti autori hanno voluto dare alla CALL FOR IDEAS, “ALT !” che IN/ARCH LOMBARDIA ha lanciato per riflettere sui modi contemporanei dell’ABITARE, del LAVORARE e del TEMPO LIBERO. Nelle risposte date si evidenziano visioni ampie e complesse, non solo in grado di osservare i fenomeni nella loro collocazione storica o contemporanea, ma anche capaci di porsi come indagini propositive proiettate oltre i propri confini
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